Riflessioni fotografiche.

Tra cinema d’azione e fotografia segnaletica.

Durante questo lungo e incerto periodo sto cercando di colmare le mie lacune cinematografiche. L’altra sera quindi, ho deciso di guardare ” L’odore della notte ” con un giovane e violento Valerio Mastrandrea e un romantico, tenebroso e anch’esso giovane Marco Giallini. Uno di quei gangster movie all’italiana su cui avrebbe sicuramente studiato il grande Tarantino. Il film è godibile e veloce è io, lo ritengo un interessante esperimento tra noir e realismo. La trama si ispira al libro del giornalista Dido Sacchettoni ” Le notti di arancia meccanica” in riferimento alla ” banda dell’ Arancia Meccanica, operante tra il 1979 e il 1983 a Roma, irrompendo nelle case dei ricchi, malmenava e terrorizzava i presenti e fuggiva con ricchi bottini. Ovviamente io, osservo sempre un film anche dal dal punto di vista fotografico, e qui vi è stata una scena inaspettata che mi ha divertito e incuriosito: Remo ( interpretato da Mastrandrea) si rende conto che è troppo riconoscibile dopo più di 200 rapine, ( visto che vanno a viso scoperto ) quindi, decide di cambiare aspetto tramite vari accessori, ( occhiali, berretti, parrucche ) e per rendersi conto dell’effetto definitivo su di sé, si scatta delle fototessere tramite la nonna dei Selfie, la famosa ” AutoMat “. Adesso, chi di noi non ha nel proprio portafogli un selfie, un ricordo di un caro, dei propri figli o del compagno? Chi di noi non si mai fatto una striscia di selfie stupidi in una delle tante macchinette sparse nel mondo? Ma ritornando al personaggio del film, Remo, ( della Foto Automat ne parlerò in un altro articolo ) la cosa che mi ha stupito e che per lui, non tanto che fosse necessario cambiare aspetto, ma che per rendersi conto che la cosa funzionasse, dovesse averne il riscontro fotografico tramite fototessera. Il riconoscimento di un falso sé, attraverso un’immagine. In fondo la fototessera è una foto segnaletica, delinea e delimita in maniera fredda ed esplicita i tuoi contorni fisici. La fototessera non può mentire se noi la utilizziamo regolarmente come passaporto per le autorità ( ecco perché nei film o nelle storie reali, si falsificano documenti a partire dall’immagine, quanto potente è una fotografia ?) . Roland Barthes ” semiologo francese ” scriveva che si fotografa l’aria di una persona, e io credo si riferisca all’esperienza che un essere umano accumula nel tempo della propria vita, quindi, mi viene da pensare che se il personaggio del film volesse mentire al mondo dando una falsa immagine di se stesso, la fotografia lo riportava comunque alla sua natura originale, tant’é che nel proseguo del film, lui continua ad essere se stesso. La fotografia può essere falsa tanto quanto lo è la realtà fotografata? ci sto lavorando.

Comunque, tutto questo delirio per dire che amo scovare storie interessanti tra fotografia e cinema. Alla prossima…

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